Quel complesso con gli oblò che si vede dall’Autostrada E25 è stato uno dei motivi principali per trascorrere un paio di giorni a Genova. Con l’occasione sono andata a vedere anche il Biscione, un lunghissimo complesso di residenza sociale. Nel mio percorso di studio della storia dell’architettura, pensavo fossero esempi di architettura brutalista a Genova, ma non è così semplice! In questo articolo condivido informazioni e impressioni su due quartieri della periferia genovese, Le Lavatrici e Il Biscione.
Il Biscione
Dal tetto del palazzo del ragazzo che mi ospitava, nel quartiere Castelletto, si vede bene il quartiere Marassi, dove sorge l’imponente Forte Quezzi, soprannominato il “Biscione” per la sua infinita lunghezza e la forma sinuosa. Il vero Forte Quezzi, una delle fortificazioni collinari della città, si trova ancora più in alto.
Raggiungerlo è semplice grazie alle linee di autobus 356 e 656 (Stazione di Brignole-Marassi). I collegamenti sono distribuiti lungo tutta la giornata, dalle 5:00 all’ 1:00 e in 20 minuti si raggiunge Brignole; non male per un complesso di edilizia popolare di periferia!
Solo salendo ci si rende conto davvero della grandezza del Biscione, un quartiere-città costituito da 5 edifici, lunghi circa 500 metri e alti 30, destinati a circa 10 mila persone! Che piaccia oppure no, è, senza dubbio, uno degli esempi più significativi di edilizia residenziale pubblica; adesso capiamo perché.
Il complesso è stato progettato tra il 1956 e 1957, completato a fine ’60, da 40 progettisti coordinati dagli architetti Carlo Daneri ed Eugenio Fuselli, nel contesto del piano per le case popolari Ina-Casa. Il contesto storico è quello del dopoguerra, che vede una grande carenza di alloggi economici e un’occasione per sperimentare teorie architettoniche e urbanistiche.
Fonte di ispirazione per l’estetica e per la disposizione degli edifici nel territorio è Le Corbusier. In particolare, come nel progetto del Piano Obus per Algeri (qui un approfondimento), anche il Biscione si adatta al territorio, seguendo il profilo delle colline e garantendo un’ottima esposizione solare. Inoltre, come si può vedere dalla facciata dell’opera più famosa di Corbu, l’Unité d’habitation, il Biscione riprende alcuni elementi dell’estetica lecorbusiana, come l’utilizzo dei pilotis, del cemento a vista e delle travi orizzontali.
L’obiettivo del progetto era promuovere la vivibilità e l’integrazione con il territorio, grazie alle due passeggiate panoramiche, ad ampi spazi verdi, alla distribuzione orizzontale degli edifici e alla qualità degli appartamenti, data anche dall’ampia esposizione solare, oltre al magnifico panorama sulla città (solitamente riservato ad un pubblico diverso). Il progetto prevedeva anche i servizi essenziali di quartiere, quali scuole, sale di spettacolo, campi sportivi, giardini attrezzati e un centro di quartiere con un cinema, un auditorium, alcuni negozi e una farmacia. Purtroppo venne aggiunta la chiesa solo 30 anni dopo il completamento degli alloggi. Negli ultimi anni sono stati aggiunti un bar, un alimentari, una pizzeria ed una farmacia. Sono proprio tutti questi elementi previsti dai progettisti che rendono il Biscione un’opera architettonica innovativa e di rilevanza nazionale.
Ma quindi, oltre alle teorie e ai progetti, come si vive davvero al Biscione? In questo video sono gli abitanti stessi che ci raccontano della qualità dell’aria che respira in collina, delle strade ben tenute, della rete di trasporti, del parcheggio sotto casa, della natura circostante e soprattutto della comunità che ogni giorno lavora per rendere la vita del quartiere sempre più vivibile e piacevole. Ed è proprio questa l’atmosfera che ho sentito passeggiando lungo le infinite Promenade del Biscione, un’opera forse troppo innovativa per la cultura della politica pubblica al tempo della sua costruzione.
Chiesa della Mater Ecclesiae Passeggiata Biscione
Le Lavatrici
Il complesso delle Lavatrici si trova al Quartiere San Pietro, chiamato anche Pegli 3, probabilmente per creare un furbo collegamento con la zona del Lungomare, raggiungibile dalla stazione di Genova Prà. Fortunatamente, anche in questo caso è possibile raggiungere facilmente il sito grazie alla rete di trasporto pubblico. L’autobus 188 collega la stazione Genova Prà in 5 minuti, ogni mezz’ora.
Il complesso, progettato dagli architetti Rizzo, Pino e Sibilla negli anni ’80, è costituito da 4 blocchi principali, composti da 3 edifici di altezze diverse, dotati di circa 500 appartamenti prefabbricati, appoggiati alla collina. Le fonti di ispirazione per Aldo Luigi Rizzo si ritrovano in un progetto di edifici destinato per il Medio Oriente, mai realizzato, e nell’architettura di Nakagin a Tokyo (Arch. Kurokawa, 1972).
Le Lavatrici Capsule Tower (credits @chasing_dusk)
Paragonato a una serie di lavatrici o ad un vero mostro con file di occhi, l’enorme edificio popolare è stato costruito su piani sbalzanti, seguendo il profilo della collina, con cortili progettati a cascata, incorniciati da oblò e collegati da gradini. Come il Biscione, anche questo complesso di residenza popolare gode di un’ampia visuale: 4 punti panoramici, sul porto, sulla città e sulle colline.
L’impatto visivo, l’uso di materiali economici e l’assenza di servizi generano polemiche da anni, tanto che si è parlato di una futura demolizione, sulla scia del Begato, senza tenere in conto il parere degli abitanti, le parti private dell’edificio e i recenti progetti di riqualificazione, tuttora in corso.
Nel 2015 infatti è stato approvato “Il Piano del Colore“, un progetto di riqualificazione, condiviso con i residenti, dove il colore acquisisce ruolo terapeutico e rende le strutture più riconoscibili. Dal 2019 i corpi delle Lavatrici hanno iniziato a tingersi di verde, azzurro e giallo; i residenti hanno la possibilità di tinteggiare alcune parti degli edifici, tra cui i corpi scale e le balaustre. A questo si sono aggiunti altri 2 progetti legati all’uso del colore: un murale dedicato a Fabrizio De André nella zona centrale e il murale di Geometricbang in una delle facciate. Purtroppo il primo, realizzato nel 2018, non si vede molto e tutta l’area centrale dedicata ai servizi appare abbandonata.
Piano del Colore New Song, Geometricbang Area centrale con parchi e servizi
L’altro importante progetto di riqualificazione riguarda l’installazione di impianti fotovoltaici, la sostituzione di infissi ed elettrodomestici, con l’obiettivo di rendere gli edifici più efficienti ed economicamente sostenibili. Il progetto di riqualificazione energetica si chiama R2 Cities Project, è finanziato dalla Comunità Europea e dal Comune di Genova ed ha toccato 162 appartamenti.
Conclusione
È stato un vero piacere poter visitare questi due complessi di residenza pubblica; sono sempre più convinta che si debba cambiare la percezione verso quartieri come questi, liberarsi dai pregiudizi e cercare di conoscere le storie che raccontano. Certo, spesso sono realtà complicate e comprenderle può richiedere maggiore sforzo. Tuttavia, è bene ricordare che sono case vere, abitate da persone reali, che hanno formato comunità solide, lavorando tutti giorni per la vivibilità del quartiere.
Mi chiedo (e ti chiedo), il “problema degli Ecomostri” è di chi li vede o di chi li vive?
Le fonti citate nell’articolo:
- L. P. Puglisi, La storia dell’architettura 1905 – 2018
- M. Macor, Il “biscione” pezzo di città felice
- Archivio Archphoto, Il Biscione
- R2Cities
- Comune di Genova, il Piano del Colore
- La Voce di Genova
- Foto del murale dedicato a De André
- New Song – Geometricbang