Due viaggi, lo studio e la fortunata compagnia di un amico locale non sono sufficienti per raccontare le complessità della capitale romena, una città che non ha mai smesso di cercare la propria identità: nell’architettura ortodossa e del regime, nell’elegante Art Nouveau e nel tradizionale stile Brâncoveanu.
Premetto che è importante ricordare che la Romania è un Paese giovane (la Grande Romania nasce nel 1919 con l’annessione di Transilvania, Bucovina, parte del Banato e Bessarabia – poi ceduta), un Paese multiculturale e multireligioso, posizionato geograficamente tra Oriente e Occidente.
Durante le prime due visite a Bucarest sono riuscita a visitare il centro storico, alcuni quartieri a nord e una parte di periferia ovest, di cui ti racconto in seguito. Il terzo viaggio sarà focalizzato sulle zone a est del centro, dove si trovano il quartiere armeno, il quartiere ebraico e Pantelimon.
Il centro storico
L’importanza del Bulevardul
Bucarest non ha mai avuto un vero e proprio centro storico sviluppatosi attorno ad una piazza. Non è la piazza il fulcro della vita sociale, bensì la via. Sono i grandi viali ad ospitare i monumenti simbolo e gli edifici a funzione pubblica. La più antica e famosa è Calea Victoriei, considerata una sintesi dell’identità storica e sociale. La via si trova tra i quartieri Lipscani, la parte più antica della città, e Piața Victoriei.
La varietà architettonica del centro
Vale sicuramente la pena percorrere tutta Calea Victoriei e perdersi tra le vie per poter notare la diversità architettonica che caratterizza questa zona. Ritroverai l’eleganza Art Nouveau e Art Decò, adottati senza filtri, il tradizionale stile Brâncoveanu, una fusione di elementi architettonici bizantini, ottomani, barocchi e rinascimentali, e il Neo-romeno, una prima risposta alla ricerca di uno stile tradizionale, sostituito poi dal Movimento Moderno, più funzionale ai bisogni della città, ed infine l’architettura eclettica e monumentale del regime.
È stato tutto questo a sorprendermi la prima volta a Bucarest, durante il viaggio nei Balcani che puoi leggere qui, grazie al Free Walking Tour (un tour tematico della città basato sul contributo responsabile dei partecipanti. Viene pubblicizzato tra gli ostelli ma trovi le info anche online). In alternativa, puoi provare uno di questi audio-tour in inglese. Dopo il tour mi sono totalmente immersa nell’atmosfera della Belle Époque percorrendo il passage Macca-Villacrosse, Strada Lipscani e le vie laterali, cercando soprattutto eleganti edifici privati.
Gran parte degli edifici della zona centrale furono eretti solo nella seconda metà dell’Ottocento sotto forte influenza francese. L’intenso scambio culturale influenzò la Romania sia da un punto di vista artistico, che linguistico ed urbanistico. Si parla di una vera e propria colonizzazione culturale. Pensa che la lingua francese era di uso comune tra la borghesia romena!
Da non perdere i meravigliosi parchi romantici di gusto francese ed inglese, tra cui i giardini di Cișmigiu e Kiseleff.
Lo stile nazionale
Nel primo dopoguerra le cose cambiano e la preferenza per il gusto francese cede il passo alla ricerca di un’identità propria, più legata agli elementi architettonici della tradizione. Questa ricerca e sperimentazione prosegue su due binari per almeno vent’anni: quello della tradizione, con lo stile Neo-Romeno, e della modernità, con il Movimento Moderno.
Se dovessi scegliere solo due grandi protagonisti di questa competizione, sceglierei Ion Mincu per lo stile nazionale e Marcel Iancu per il moderno.
Mincu fu l’architetto che fondò lo stile Neo-Romeno ed il primo a recuperare e a studiare l’architettura medievale locale, di cui sono esempio visibile ancora oggi il Monastero di Mogoșoaia e di Stavropoleos.
Finestre orientaleggianti, verande decorate, tipici elementi in legno fusi con il gusto Liberty. Il Neo-Romeno è uno stile monumentale e costoso, troppo per le esigenze dell’epoca. Per questo motivo venne sostituito dal Movimento Moderno, il cui pioniere fu Marcel Iancu.
Prima di raccontarti di Iancu, a Bucarest non puoi perdere il collegio femminile e la facoltà di architettura. Prima di partire ho creato una mappa tematica per orientarmi in tutto ciò. La trovi alla fine dell’articolo!
I quartieri del Movimento Moderno
Se il primo giorno (di una prima vacanza a Bucarest) deve essere dedicato al centro storico, il secondo è perfetto per una gita nei quartieri a nord di Piața Victoriei: Dorobanți, Primăverii e Aviatorilor. Questa è tra le zone più altolocate della città con eleganti villette moderne, edifici neo-romeni, ambasciate e qualche villa in stile mediterraneo. Inizialmente è stato difficile trovare gli indirizzi degli edifici, dato che non sono considerati monumenti storici. Anzi, alcune villette sono in totale abbandono ed altri edifici sono stati totalmente stravolti. Fortunatamente, online ho trovato un tour degli edifici progettati da Marcel Iancu, il pioniere del Movimento Moderno.
Marcel Iancu Urban Route
L’associazione E-cart.ro, in collaborazione con diversi enti e partner, ha realizzato questa Urban Route nell’ambito di un progetto di ricerca sul lavoro di Iancu. Solo così sono riuscita a salvarmi nella mappa tematica tutti i luoghi.
Il contesto di Iancu è stato quello europeo degli anni ’30, quando l’esigenza era costruire in modo efficiente, innovativo, confortevole ed economico, ma soprattutto in linea con le necessità dell’industria. Sono gli anni delle avanguardie artistiche, dell’introduzione di materiali di costruzione innovativi, quali cemento, acciaio e vetro, e di nuove culture abitative.
Ecco quindi che gli edifici si spogliano delle decorazioni, le facciate si sviluppano in verticale e in orizzontale, le geometrie dei profili e degli angoli creano irresistibili giochi chiaroscurali, le questioni di ventilazione ed esposizione vengono incluse tra gli aspetti della progettazione.
È la borghesia locale, composta soprattutto da commerciali ed industriali, a richiedere questa nuova tipologia di abitazione. Solo successivamente gli edifici vennero occupati dal regime, occultando la storia precedente. Spesso lo stile moderno viene ancora oggi purtroppo legato all’epoca di Ceaușescu.
Dopo aver gironzolato per le vie dei quartieri a nord e aver visitato l’Arco di Trionfo, il Parco Herăstrău è il luogo perfetto per rilassarsi un po’ all’ombra degli alberi sul lungolago. Nel parco si trova anche un museo etnografico dedicato alla tipica casa romena dei villaggi.
I quartieri del regime
L’avvento del Comunismo in Romania (1946-1989) cambia letteralmente le carte in tavola. Il nuovo piano di intervento, esteso a tutto il Paese, indipendentemente dai diversi contesti urbani e ignorando il Piano Regolatore, altera l’assetto urbano per sempre. I nuovi luoghi del potere, tra cui la monumentale Piața Unirii e l’omonimo Bulevardul che conduce alla Casa Poporului, i complessi residenziali, i famigerati Blocks, nelle vicinanze dei poli produttivi, e le linee infrastrutturali, tra cui la metropolitana, sono i 4 aspetti di intervento che conferiscono alla capitale una nuova identità.
La città socialista
Le caratteristiche proprie dell’architettura moderna si prestano specialmente per costruire i complessi per la residenza collettiva, dallo sviluppo orizzontale a fronte continuo del viale. Le principali vie di ingresso alla città accolgono visitatori e pendolari con enormi e rigidi complessi residenziali, le cui tipologie principali sono le case in linea e a torre. Quartieri di questo tipo vengono costruiti dagli anni ’60 in tutta la periferia della città con l’intento di creare l’utopia della città socialista, dove esiste l’uguaglianza tra le classi, il soddisfacimento dei bisogni primari e il superamento dell’architettura borghese. Il risultato delle case blocco però riduce gli standard di qualità della vita, riducendo al minimo lo spazio verde e gli spazi per la socialità, nonché allontanando le abitazioni sia dal centro che dalle industrie, segregando gli abitanti in edifici dalle forme geometriche ripetute all’infinito, divenute l’icona del vivere nel Comunismo.
I principali quartieri di Bucarest in cui trovare questo tipo di architettura si trovano lungo le arterie principali di ingresso alla città: Bulevardul Iulius Maniu (Metro Gorjului) fino al quartiere Militari, i dintorni del Politecnico (Metro Politehnica)e il quartiere Drumul Taberei (Metro Parc Drumul Taberei) sul lato ovest rispetto al centro; Calea Rahovei, i quartieri Tineretului (Metro Tineretului) e Berceni (Metro Piata Sudului) a sud della città; i viali principali del quartiere Pantelimon a est e parte del quartiere Tei (Metro Ștefan cel Mare) a nord. Puoi trovare facilmente questi quartieri impostando la mappa in modalità rilievo.
I luoghi del potere
Per costruire il Centro Civico, Ceaușescu riuscì a distruggere più edifici del terribile terremoto del 1977. La sproporzione rispetto ai quartieri circostanti è evidente guardando una qualsiasi mappa della città. Oltre all’assenza di comunicazione tra quest’area e le circostanti, la costruzione di Piața e Bulevardul Unirii e della faraonica Casa Poporului ha portato alla demolizione di un ricchissimo patrimonio culturale: resti archeologici, mercati, archivi, istituti, chiese e monasteri.
Quale sarà il futuro di Bucarest?
L’impressione è di una città dalle enormi potenzialità, incastrata nel suo passato, rivolta all’Europa e allo stesso tempo lontana da essa . Lo si percepisce dai ricchi palazzi ottocenteschi lasciati in abbandono, dalle eleganti vie dello shopping, dagli importanti monasteri e chiese nascosti da enormi edifici contemporanei, nonché dai segni della privatizzazione selvaggia.
Se potessi fotografare un unico soggetto della città, quale sceglieresti? Può essere un’ottima domanda per il prossimo viaggio!
La mappa
Ho raccolto i luoghi, segnalandoli con colori diversi in base allo stile e all’epoca di costruzione, per orientarmi nella visita e comprensione della città. Questa mappa non intende essere esaustiva.
Le fonti dell’articolo:
- G. Cinà, Bucarest, dal villaggio alla metropoli. Identità urbana e nuove tendenze
- Urban Route, Marcel Iancu
- V. Mandache, The Neo-Romanian Architectural Style: a brief guide on its origins and features