L’obiettivo di questo viaggio era principalmente festeggiare il giorno del mio compleanno visitando L’Unité d’Habitation di Le Corbusier. In più, l’idea di un viaggetto in una città portuale europea mi elettrizzava! Amo l’atmosfera cosmopolita, le aree industriali del porto e quel senso sfuggevole e di movimento continuo di merci e persone, che spesso contraddistingue queste città. Città come Napoli, Genova e Amburgo, città che adoro per il loro essere vissute e “usate”, città di passaggio.
Anche se la percezione di Marsiglia come città sporca e pericolosa è tuttora presente, ho deciso di andarci comunque e rimanere 4 giorni. I primi 2 giorni li ho passati girando un po’ a caso con un amico di Montpellier che non vedevo da anni, gli altri 2 mi sono serviti per esplorare meglio la città da sola.
Quindi, Marsiglia è pericolosa per una donna da sola? Continua la lettura per scoprirlo!
La Belle de Mai
Cercando informazioni su dove prenotare la stanza, lessi su Quora che Marsiglia è divisa in 2 grandi aree: (tendenzialmente) il nord è da evitare mentre il sud è più sicuro. Chi viaggia low cost sa che spesso la scarsità di risorse economiche fa vincere la paura; così prenotai una stanza a nord, alloggiando nel quartiere che poi scoprì essere il più povero e tra i più pericolosi della Francia.
Non è stato molto semplice approfondire le storie di questo quartiere, dato che non conosco bene il francese e mi rendo conto di avere una conoscenza superficiale dei flussi migratori verso il Paese. In più non c’è nemmeno molto cemento! Tuttavia, a mio parere, La Belle de Mai è una delle periferie che meritano di essere visitate. Ecco il motivo di questo articolo.
La Belle de Mai è uno dei quartieri del 3° arrondissement, si trova a nord della stazione Saint Charles ed era noto per la Manufacture des Tabacs, attiva dal 1868 fino al 1990, attirando lavoratori da tutta Europa, soprattutto dall’Italia; a inizio ‘900 infatti gli italiani rappresentavano il 53% della forza lavoro nelle industrie e il 75% della popolazione attiva immigrata.
La fabbrica venne spostata a Vitrolles, a circa 30km a nord della città, negli anni ’90, lasciando il deserto industriale e portando il quartiere al declino. Fortunatamente nel 1992 nasce, negli spazi della fabbrica di tabacco, la Friche, uno spazio culturale enorme, di cui parlerò in seguito.
Oltre agli italiani, Marsiglia attirò persone da altri stati europei, dalla Russia, dall’Armenia, dal nord Africa e dall’Africa subsahariana, dalle Isole Comore, fino alla Cina e al Vietnam, creando un incredibile melting pot culturale. Attualmente le comunità più grandi provengono dall’Algeria e dalle Comore.
Il 3° arrondissement, incluso la Belle de Mai, è tristemente noto per avere un elevato tasso di povertà (la metà delle famiglie vive con circa 900 euro al mese). Oltre a questo, l’intero quartiere appare fatiscente, in netto contrasto con il nuovissimo waterfront, nonostante la vicinanza (dalla metro National al MUCEM ci si impiega una mezzora a piedi, 15 minuti in autobus). Uno studio del 2016 segnala che ben il 65% delle abitazioni è altamente degradato e a rischio di pericolo, trasformandolo in “quel quartiere” in cui è facile trovare una casa al di fuori delle vie tradizionali. Nonostante i diversi studi sulla pericolosità e sul degrado di alcuni edifici, sembra che per ora la riqualificazione sia arrivata solo in alcune zone. La Friche è una di queste.
La Friche
Spazio per spettacoli e concerti Skatepark Cafè e ristorante
La Friche è un centro culturale che nel 1992 recupera gli spazi dell’ex manifattura di tabacco e, con il supporto del Comune di Marsiglia, apre una fabrique d’art, un contenitore creativo, uno spazio aperto a tutti 7 giorni su 7.
Il termine friche è interessante. Questo indica un luogo precedentemente antropizzato, lasciato all’abbandono e in attesa di essere riconvertito; può far riferimento sia ad un terreno incolto che ad un’area industriale dismessa, unendo il passato industriale legato alla fabbrica di tabacco e quello campestre, precedente alla fabbrica.
Il concetto del cambiamento e della rinascita è centrale in questo progetto; lo si nota negli spazi e nel vasto programma culturale. All’interno dei 100.000 mq industriali puoi trovare un café, una libreria, una galleria d’arte, uno skatepark, un parco giochi per bambini, laboratori d’arte, sale cinematografiche, sale per esposizioni, spettacoli e concerti, un ristorante ed ampi spazi all’aperto per rilassarsi, partecipare ai centinaia di eventi organizzati, godersi un barbecue e molto altro. Peccato esserci stata quando ancora vigevano alcune restrizioni. In tempi normali sembra un posto fichissimo!
Galleria d’arte Cinema Le Gyptis in Rue Loubon 136 Sala lettura con cafè e libreria
Il progetto, supportato da attori pubblici e privati, ha l’obiettivo di essere un polo per gli artisti, locali e internazionali, e per il quartiere, includendo infatti anche servizi essenziali destinati ai locali, come le scuole. Anche grazie alla Friche, Marsiglia ottenne la nomina di Capitale della Cultura nel 2013, ricevendo così ulteriori fondi per continuare il processo di riqualificazione, confermando la possibilità di creare processi di rinascita dal basso.
Cosa vedere in un weekend
Un weekend può essere sufficiente per visitare la città senza includere le entrate nei musei. La passeggiata può partire dall’opera architettonica di Zaha Hadid, CMA CGM, e proseguire lungo il waterfront, recentemente rinnovato grazie al progetto Euroméditerranée. Prima di arrivare alla zona del porto antico, da non perdere un pranzo al quartiere hipster Le Panier e la visita alla Cattedrale di Marsiglia. Le nuovissime opere del waterfront includono il MUCEM, progettato da Rudy Ricciotti, e Villa Méditerranée di Stefano Boeri. Dopodiché basta seguire la riva per arrivare al Vieux Port e perdersi tra le vie del porto antico.
Le Panier Cattedrale di Marsiglia Pastis al Massilia Bar
Da lì ho continuato lungo la riva per raggiungere Plage des Catalans e godermi un po’ di relax in spiaggia! Se hai sfruttato la giornata a pieno puoi raggiungere e visitare l’Unitè d’Habitation, meta imperdibile anche per i non appassionati di architettura, e il centro di riabilitazione Le Brasilia per fotografare la magnifica scala scultorea. Infine, è possibile tornare in centro con una passeggiata lungo Avenue Du Prado, magari durante il Merché du Prado!
Le Grand Pavois Plage des Catalans Le Brasilia
Le Brasilia L’Unitè d’Habitation L’Unitè d’Habitation
Oltre al centro storico, è possibile raggiungere il castello d’If sulle isole Frioul oppure il Parc National des Calanques. Quest’ultimo si può raggiungere anche con i mezzi pubblici (le info qui).
Marsiglia è davvero sicura?
Per me sì! Ho passeggiato tranquillamente per il 1°, 2°, 5°, 6° e 7° arrondissement (zona del porto, del waterfront, del Vieux Port, a sud del porto) senza badare troppo alle mappe e alle vie e la percezione che ho avuto è stata positiva e sicura. Non apprezzo molto i luoghi affollati, a mio parere più pericolosi per i turisti, ma devo dire che non ho notato nulla di strano. Anche il mio amico francese, che da anni non vedeva Marsiglia, è rimasto impressionato dalla riqualificazione di intere piazze e vie.
Anche la passeggiata lungo Avenue du Prado, dall’Unité al Vieux Port, attraverso tutta la zona del mercato (Marché Du Prado) è stata piacevole.
Per quanto riguarda il 3° arrondissement, dove alloggiavo, credo che dipenda dalla percezione di ognuno. Nonostante l’evidente decadenza dell’intero quartiere, l’ho trovato amichevole e interessante, almeno di giorno. Purtroppo, il coprifuoco alle 21 non mi ha permesso di vedere Marsiglia la sera.
I negozi di tappeti, i café, le sale da tè, le pasticcerie turche e i mercati improvvisati sono in forte contrasto con le zone più rivolte ai turisti, tra cui le vie del Vieux Port e del Panier, ma anche con la Friche. La percezione è che il 3° arrondissement sia ancora lontano dalle dinamiche legate ai progetti di riqualificazione. Mi è sembrata una sorta di “bolla”, dove si vive con più (discutibili) libertà , dove i bambini giocano tra le vie in cerca dei tappini più belli, dove non si usa il casco in moto né la mascherina sul volto, dove si vende per strada qualsiasi cosa, costantemente cullati da sonorità mediorientali. Era un po’ questa l’atmosfera che cercavo.