Che cosa ti viene in mente se si parla di architettura sovietica? Spesso si pensa subito ai tipici bloki in cemento dell’Europa dell’Est ed ex Unione Sovietica ma è abbastanza riduttivo. L’architettura sovietica contiene diverse tendenze, tra cui il modernismo, il brutalismo e il realismo socialista. Per comprendere queste differenze ho deciso di raccontarti in questo articolo i 5 migliori esempi di architettura brutalista di Cracovia e il suo quartiere realista socialista Nowa Huta.
Cracovia brutalista
Breve e necessaria intro sul brutalismo
Il brutalismo è uno stile architettonico divenuto popolare nell’Europa Occidentale tra gli anni ’40 e ’70, partendo dall’Inghilterra per poi diffondersi in tutto il mondo. Le Corbusier aveva in qualche modo preceduto Smithson e Gill nel riconoscere le potenzialità del cemento armato (L’Unitè d’Habitacion, 1942-52), ma sono i due inglesi che per la prima volta parlano di Brutalism (1953), facendo riferimento al beton-brut, ovvero al cemento. Non ci sono collegamenti con l’aggettivo brutto (guai a te!).
La caratteristica principale che rende l’architettura brutalista riconoscibile è l’utilizzo dei materiali grezzi a vista, soprattutto il cemento ma anche mattone e intonaco. Il cemento rende l’architettura monumentale e potente. Le forme pure e solide, tipiche di questo stile, conferiscono severità ma anche sincerità, la stessa sincerità, trasparenza, onestà che si ricrea mettendo in evidenza le funzioni interne della struttura, rese riconoscibili da dettagli esterni. Altre particolarità visibili negli edifici brutalisti sono la leggibilità della pianta, la presenza di forti giochi chiaroscurali, le facciate tridimensionali, e la ripetizione regolare di moduli e di elementi costruttivi. Infine, spesso sono presenti pilastri pilotis, ponti e ballatoi, scale plastiche, corti interne.
Brutalismo in Polonia
Il brutalismo arrivò più tardi in Polonia rispetto ai vicini europei e non fu mai uno stile predominante. Nel dopoguerra infatti lo stile di riferimento per la Repubblica Popolare di Polonia era il realismo socialista, ben rappresentato dal quartiere Nowa Huta.
Wojciech Niebrzydowski, Assistant Professor e Phd Architect presso l’Università di Białystok, ha classificato i migliori esempi di architettura brutalista a Cracovia, la città che più di altre ha accolto quest’influenza, con l’obiettivo di dimostrare come il brutalismo fosse ben presente in Polonia dagli anni ’50 agli anni ’80. Il professore ci fa sapere inoltre che non esiste una gran bibliografia sull’architettura brutalista, tema ancora piuttosto ignorato.
Uffici Biprocemwap
Il giovane architetto Wojciech Bulinski si lascia affascinare dalle teorie lecorbusiane per il progetto degli uffici Biprocemwap, teorie che probabilmente aveva conosciuto prima del comunismo. Durante la Repubblica Popolare di Polonia infatti i libri di Corbu non sono mai stati tradotti e i canali con l’Occidente erano molto limitati.
Gli elementi che richiamano L’Unité in particolare si trovano nella facciata libera, nell’uso di pilastri, nelle finestre a nastro, nella pianta libera e nel tetto piano, soddisfando quasi tutti i punti dell’architettura lecorbusiana. La struttura si compone di 3 parti, una parte centrale di 7 piani e 2 ali laterali di 5 piani. Una delle particolarità di questo edificio è l’adattamento al contesto, pratica non scontata all’epoca. Infatti, l’edificio si sviluppa lungo la via, ulica Morawskiego, e l’ultimo piano della parte centrale rientra rispetto alla facciata, proprio per non mettere in ombra gli edifici adiacenti. Come in molti edifici brutalisti, anche il Biprocemwap mostra la sua struttura interna, la facciata è costruita su un gioco di assi orizzontali e verticali, che riflettono la ripartizione degli uffici. infine, la facciata laterale imita il cemento poiché, in realtà, è stato usato intonaco grezzo.
Nonostante la grandezza dell’edificio, che ospita 1.200 persone in totale, questo appare leggero. Le sue dimensioni non travolgono il contesto, anzi. I blocchi, la lunghezza e l’altezza si adattano alle forme del territorio su cui è stato eretto.
Bunkier Sztuki – Bunker of Art, Padiglione espositivo comunale
1959-65
Plac Szczepański, 3
Questo padiglione è stato creato nel contesto della ricerca di nuove tendenze abitative che migliorassero la condizione delle persone; tra queste trova uno spazio anche il brutalismo, omaggiato a Cracovia dalla galleria Bunker of Art. Progettato da Krystyna Rozyska-Tolloczko nel 1959, il padiglione venne costruito sulle rovine di alcuni edifici antichi, tra cui un granaio ottocentesco, che Krystyna decise di unire alla struttura attuale (anche qui torna la preoccupazione per il contesto preesistente).
La forma scelta è molto semplice ma carica di significato, il cubo. Un cubo quasi senza finestre. I due terzi delle facciate sono puro cemento e le aperture consistono in due piccole finestre a nastro, rendendo proprio le facciate le protagoniste e l’opera d’arte in sè. Per realizzare questo effetto, l’architetta e lo scultore Antoni Hajdecki, utilizzarono una casseratura dalle forme specifiche per creare rilievi in tutta la superficie, conferendo alle pareti tridimensionalità ed effetti di chiaroscuro.
Il soprannome Bunker deriva dalle critiche dei residenti, inizialmente scioccati da questo edificio, al tempo innovativo. Oggi il suo nome ufficiale è Bunker of Art ed è sede di una galleria di arte contemporanea.
Chiesa di Sant’Edvige, Regina di Polonia
1979–1988
Władysława Łokietka, 60
Edvige di Polonia, in polacco Jadwiga, è stata Regina di Polonia dal 1384 al 1399, veneratissima dalla chiesa cattolica per il suo impegno nel diffondere il cristianesimo in Polonia e in Lituania. La chiesa dedicata a lei è stata costruita negli anni ’80, ancora in periodo comunista. A questo punto ci si può chiedere: come mai è stato possibile costruire una chiesa? Come mai proprio in stile brutalista?
Fino alla fine degli anni ’70 non era possibile ottenere il permesso per costruire chiese; solo successivamente, in seguito alle proteste degli abitanti, venne approvata la costruzione della Chiesa di Sant’Edvige e il Complesso Arka Pana, di cui trovi le foto alla fine dell’articolo. Poi, sorprendentemente, nel corso degli anni ’80 la Polonia divenne il Paese con il numero più alto di chiese. L’ispirazione dei giovani architetti che hanno progettato parte delle chiese sembra provenire da Le Corbusier e dal post-modernismo. Inoltre, erano le parrocchie a scegliere lo stile che dovevano avere le rispettive chiese, sganciandosi quindi dal gusto imposto all’Unione Sovietica.
La chiesa di San Edvige è un esempio di tardo modernismo con elementi brutalisti e high tech. Anche qui è il cubo il punto di partenza e la fonte di ispirazione; un cubo che viene scomposto in quarti, tenuti insieme dal vetro delle ampie vetrate e dai lucernari, acquisendo movimento. Il cubo viene ripreso, assieme al cerchio, sui soffitti, sia all’esterno che all’interno. Anche per il campanile è stata scelta una forma geometrica, ovvero il cilindro. Infine, la facciata rappresenta bene una delle caratteristiche del brutalismo, cioè la volontà di trattare l’edificio come una scultura di cemento, mettendo in evidenza le forme e giocando con la luce.
Forum Hotel
1974-1988
Marii Konopnickiej, 28
Al tempo un hotel prestigioso e unico edificio modernista della città, il Forum Hotel è uno dei più interessanti esempi di architettura brutalista a Cracovia. La scelta di questo stile vuole enfatizzare l’importanza e l’unicità di questo edificio, che sorge in una posizione altrettanto privilegiata: lungo la Vistola, nelle vicinanze del Castello di Wawel e rivolto al quartiere ebraico Kazimierz.
La mega-struttura si sviluppa lungo 110 metri e si eleva per circa 40, rendendola uno degli edifici più grandi della città. Anche in questo caso l’edificio si adatta alla morfologia del luogo, seguendo quindi il corso del fiume.
Il Forum Hotel include diverse caratteristiche tipiche del brutalismo: la facciata orientata a sud è un vero spettacolo tridimensionale. È impossibile non rimanerne affascinati! I pilastri si trovano all’interno delle torri di servizio, che sostengono la struttura, e lo scheletro è visibile. Gli spazi per le camere infatti corrispondono con le vetrate, che creano un forte contrasto con le superfici in cemento. Infine, all’ultimo piano, il cafè cambia il profilo di questa architettura incredibile.
Hotel Forum contava 280 camere ed è rimasto attivo per 14 anni, fino al 2002, anno in cui l’attività si è fermata, probabilmente a causa di problemi strutturali. Al momento la facciata a nord è coperta da un enorme cartellone pubblicitario e gli spazi inferiori sono adibiti a bar, cafè e food trucks. La facciata a sud invece, almeno nell’estate del 2021, è come la vedi qui sotto, colma di espressività e dinamismo.
Il consiglio è quello di andare durante il tramonto, l’orario perfetto anche per godersi una birra lungo la Vistola.
College di Polonia
1975–1983
Jodłowa, 13
Il brutalismo era lo stile ideale per esprimere durabilità, potenza, espressività e creare ambienti illuminanti e produttivi. Questi sono stati i principi alla base del progetto per il Collegio di Polonia dell’Università Jagellonica, costruito nel quartiere Przegorzały, a ovest del centro di Cracovia, tra il 1975 e il 1983.
Tomasz Mankowski e Dariusz Kozlowski hanno optato per un’estetica totalmente brutalista, rendendo questo edificio uno degli esempi di architettura brutalista più importanti del Paese. L’edificio si compone di 4 blocchi principali che ruotano attorno ad una corte interna, progettata per creare e sviluppare interazioni. Sono gli spazi interni che danno forma alla struttura, mettendo in evidenza le sue funzioni: corridoi, scale, balconi e logge, stanze e sale.
Il materiale più utilizzato è il mattone, un elemento naturale e ideale per il contesto, dato che ci troviamo in mezzo alla foresta. Il cemento invece è stato utilizzato per creare i moduli a ripetizione, che conferiscono dinamismo alle facciate. Assieme al vetro e al legno, i materiali si alternano creando un bellissimo gioco di contrasti.
Attualmente la struttura è un hotel in semi-ristrutturazione (la fine dei lavori è prevista per ottobre 2021) ma già prenotabile. La receptionist mi ha raccontato che uno degli studenti stranieri del College si innamorò così tanto del luogo che decise di comprarlo per aprire un hotel. Non ho trovato informazioni a riguardo. È comunque una bella storia da condividere.
Realismo socialista a Cracovia
Il realismo socialista in Polonia
Non si tratta solo di architettura, il movimento del realismo socialista fu introdotto in Polonia, come in tutto il blocco est, negli anni ’50 per promuovere gli ideali comunisti attraverso le arti. In Polonia durò poco, dal 1949 al 1955, giusto il tempo per costruire due icone architettoniche dell’epoca: il Palazzo della Cultura a Varsavia e il quartiere operaio Nowa Huta a Cracovia.
In architettura venne adottato lo stile riconosciuto come il più famoso e amato in Polonia, ovvero lo stile rinascimentale, modificandolo per renderlo più vicino allo stile stalinista: un mix tra standardizzazione ed elementi neoclassici e decò.
Nowa Huta
Nowa Huta è un quartiere industriale a circa 10 chilometri dal centro (vai qui per le informazioni logistiche) costruito durante la Repubblica Popolare di Polonia. Nowa Huta, o Nuove Accaierie, venne costruito dal ’49 al ’56 per ospitare gli operai dell’enorme stabilimento metallurgico aperto qualche anno prima. Come detto, oltre ad essere uno dei simboli dell’architettura realista socialista in Polonia è anche l’unico esempio di città pianificata costruita all’esterno del blocco orientale (l’altra è Magnitogorsk in Russia).
Non era necessario costruire questo sobborgo, l’obiettivo era creare un paradiso del proletariato, in contrapposizione alle acculturate aristocrazie del centro di Cracovia. Per fare ciò l’Unione Sovietica aveva pianificato tutto nel dettaglio: le piazze, i viali, la disposizione del verde e degli edifici pubblici e residenziali, rigorosamente in stile realista socialista.
Il sobborgo doveva essere autosufficiente, anche in caso di attacchi esterni. Gli ampi viali infatti garantivano veloci vie di fuga ed evitavano il divamparsi delle fiamme, la vegetazione intendeva contrastare l’inquinamento prodotto dall’industria e una serie di tunnel e bunker rendevano la città sicura per i suoi abitanti, almeno così si voleva far credere! La costruzione di Nowa Huta, e delle vicine acciaierie, non era nemmeno necessaria per soddisfare la domanda di acciaio, che non era alta. Nonostante ciò, questo centro divenne il più importante della Polonia, tanto che Fidel Castro scelse di visitare il sobborgo anziché la storica piazza del mercato di Cracovia.
Dal punto di vista sociale, Nowa Huta rappresentava per molti polacchi provenienti dalle campagne l’opportunità di vivere una vita migliore. Come si è svolto quindi il processo di urbanizzazione? A quanto pare è stato un successo! Gli architetti si sono rifatti alle teorie americane degli anni ’20, nello specifico al neighborhood unit concept, ovvero, in breve, uno strumento di pianificazione dei quartieri residenziali autonomi che promuove uno stile di vita basato sulla comunità.
Con la morte di Stalin, il crollo dell’Unione Sovietica e il ridimensionamento delle acciaierie (da quasi 40 a 4 mila lavoratori) il quartiere si è impoverito e, si dice, che è mal frequentato. Oggi invece, grazie alla sua dimensione, alla vicinanza con il centro di Cracovia, al verde, ai servizi e ai prezzi modici, attrae molti polacchi che desiderano acqustare un appartamento.
La mappa con tutti i luoghi
Cracovia è una città meravigliosa! Il centro storico e il quartiere ebraico sono sicuramente due mete da inlcudere nel tuo tour. Tuttavia, per avere una visione completa della storia di questa città, vale assolutamente dedicare almeno una mezza giornata a Nowa Huta.
A mio parere, per visitare tutte le mete di questo articolo, in aggiunta alle mete mainstream, ti servono almeno 2 weekend oppure 3-4 giorni.
Infine, ecco le foto del Complesso Arka Pana e di un cinema in stile modernista, altri 2 edifici che ho trovato interessanti.
Alla fine trovi la mappa con i pin!
Arka Pana Cinema Kijow Arka Pana
Fonti dell’articolo:
- L.P. Puglisi, La storia dell’architettura 1905-2018
- Wojciech Niebrzydowski, Brutalism in Poland on the Example of the Architecture of Krakow
- Bunker of Art
- These Churches Are the Unrecognized Architecture of Poland’s Anti-Communist “Solidarity” Movement
- Hotel Wolski
- Nowa Huta: Krakow’s Socialist Realism Suburb
- Nowa Huta: the story of the ideal socialist-realist city